La piccola Diana di appena 18 mesi era come se non esistesse nella sua vita di fantasia.
Alessia Pifferi sognava un'esistenza diversa dalla sua condizione sociale. Dopo la separazione dal marito Francesco, portinaio in uno stabile al quartiere Ponte Lambro, la 37enne era rinata e intendeva emanciparsi da quella vita che le stava stretta. Nelle chat che scambiava con amici e conoscenti, della figlia, non vi era traccia. Mai un cenno, come se non fosse mai venuta al mondo, un «intralcio alle speranze» della nuova Alessia Pifferi, scrive il quotidiano, Il Giorno.
Alessia Pifferi, raccontano conoscenti, sognava la vita vista in tv, bei vestiti, posti eleganti. Secondo i pm, dai messaggi che la donna - ora in carcere con l’accusa di avere lasciato morire di stenti sua figlia - inviava ai suoi contatti, sarebbe emersa una «chiara e lucida strategia complessiva di vita che ha guidato tante sue ultime scelte... Alessia sceglie cosa fare, sceglie le persone da frequentare, sceglie di rischiare lasciando sola Diana per costruirsi un futuro, suo personale prima di tutto e sopra tutto».
La gravità dei messaggi scambiati in chat, potrebbe incidere sulla scelta della pubblica accusa di imputare la donna per omicidio volontario. La piccola Diana è stata ritrovata morta nella sua stanzetta, ma per interpretare le vere intenzioni della madre, si attende l'esito dell'analisi sul latte contenuto nel biberon; se venissero trovate tracce di benzodiazepine, allora per Alessia Pifferi potrebbe scattare l'aggravante della premeditazione nei confronti di sua figlia. Avrebbe cioè, drogato la bimba per evitare che piangendo, attirasse l'attenzione dei vicini di casa.
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