Alessandro Impagnatiello ha dimostrato una «spiccata capacità manipolatoria e ingannatrice».
Lo scrivono i pm di Milano negli atti con cui hanno chiesto
al gip la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere per il 30enne accusato, nelle indagini dei carabinieri, di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, ma anche dai «futili motivi» e dalla «crudeltà», di occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso per la morte della fidanzata Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi.
Negli atti, tra l'altro, numerose sono le incongruenze nella versione raccontata dall'uomo quando la 29enne risultava scomparsa, rispetto alle telecamere di sorveglianza analizzate dagli investigatori. Immagini che lo riprendono, ad esempio, verso le 7 del mattino di domenica 28 maggio mentre esce di casa con «due involucri» con dentro «materiale compatibile con un mucchio di vestiti».
Tra l'altro, sempre negli atti si legge che all'altra donna con cui aveva una relazione parallela, una italo-inglese di 23 anni (anche lei rimasta incinta di lui ma con gravidanza interrotta), l'uomo parlava di Giulia come di una donna «mentalmente instabile» e che aveva manifestato «l'intenzione di uccidersi».
Durante la confessione dell'omicidio della compagna Giulia Tramontana, Alessandro Impagnatiello ha raccontato che la 29enne incinta si sarebbe procurata dei tagli sulle braccia da sola, con il coltello con cui stava cucinando. «Mi diceva che non voleva più vivere», racconta il 30enne reo confesso e che - l'aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo nel decreto di fermo - «ha dimostrato di essere in grado di mentire ripetutamente e di cambiare più volte versione dei fatti».
Agli inquirenti Impagnatiello ha raccontato quindi che la compagna «si era già inferta qualche colpo all'altezza del collo» e allora «per non farla soffrire, le ho inferto anche io tre o quattro colpi all'altezza del collo». A quel punto la donna, incinta di 7 mesi,
sarebbe «stremata a terra e io le dicevo che era finita e che doveva riposarsi». Durante l'accoltellamento, durato - a quanto riferisce l'uomo - «pochi minuti», Giulia avrebbe «tentato di divincolarsi in maniera debole» e senza urlare.
Dopo una precedente relazione dalla quale nasce un bambino, Nel 2020 Impagnatiello allaccia un rapporto con un’altra donna. È Giulia Tramontano, agente immobiliare milanese di origine campane. Tutto fila liscio fino all’estate scorsa quando si lega anche ad una 23enne italo inglese che lavora con lui nell’Armani hotel, pieno centro di Milano. «Mi sono ritrovato a dire bugie per tenere entrambe le relazioni», ammette ai pm.
Alessandro è stato capace per mesi di mentire a Giulia, 29 anni, originaria di Sant'Antimo, in provincia di Napoli, con la quale conviveva nella loro casa di Senago, nel Milanese, ma anche all'altra donna, ex collega con cui si frequentava da poco più di un anno. E' stato lui domenica, fingendosi preoccupato, a denunciare la scomparsa di Tramontano, con un lavoro nel settore immobiliare e i genitori che tuttora vivono nel Napoletano, arrivati subito quattro giorni fa a Senago per cercare la figlia, assieme a fratello e sorella.
L'ultima immagine di una telecamera di sorveglianza l'aveva ripresa sabato verso le 19 mentre rientrava a casa. Lui è "crollato", davanti ai carabinieri, quando gli investigatori gli hanno contestato anche le tracce di sangue trovate sulle scale del condominio fuori dall'appartamento. Portato in caserma nella notte ha fatto ritrovare il corpo: l'aveva buttato in un'intercapedine, un buco dietro dei box in un'area non lontana dall'abitazione.
Come ricostruito nelle indagini, anche grazie alla testimonianza dell'altra donna, verso le 17 di sabato lei e Giulia si erano incontrate per la prima volta in un bar ed è scattata, ha raccontato la 23enne, una forma di "solidarietà", perché si sono confrontate sui "maltrattamenti", "bugie" comprese, che l'uomo avrebbe messo in atto con entrambe. Tanto che la 23enne disse a Giulia: "Se hai problemi quando torni a casa, vieni a stare da me". Lei tornò a Senago e venne uccisa.
Stando alla confessione e non solo, il compagno l'ha colpita con un coltello da cucina, tra le 19 e le 20.30. Per due volte lui avrebbe tentato di bruciare il corpo. Prima usando dell'alcol nella vasca da bagno, poi con della benzina dentro un box. Col cadavere di lei non ancora nascosto, però, sarebbe uscito e verso le 2 di notte si sarebbe presentato sotto casa dell'altra donna cercando di entrare, ma lei "spaventata" non ha aperto.
La 23enne quella sera mandò un messaggio a Giulia, si preoccupò perché lei non rispose e ad un certo punto sul suo telefono comparve un whatsapp "ti ho mentito, lasciami in pace" che arrivava dal telefono di Tramontano, ma che avrebbe scritto il 30enne, perché lei era già morta. Lui che aveva pure mandato un messaggio sempre da quel telefono a un'amica di Giulia.
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