Il suo corpo è stato trovato carbonizzato in una campagna, e solo in seguito, grazie all'autopsia, si scoperto che quando le è stato dato fuoco respirava ancora.
Shaïna Hansye è morta, bruciata viva, all'età di 15 anni, dopo essere stata pugnalata dieci volte. Era incinta, del ragazzo che l'ha uccisa e che ora è stato condannato a 18 anni di carcere. All'epoca dei fatti, avvenuti nel 2019 in Francia, nell'Oise, il giovane aveva 17 anni.
La Corte d'Assise per i Minori dell'Oise, nella notte tra venerdì 9 e sabato 10 giugno, ha condannato l'assassino ora ventenne a 18 anni di carcere. La condanna è inferiore a quella richiesta dall'avvocato dell'accusa, che aveva chiesto la revoca dell'attenuante per la minore età dell'imputato, respinta dal tribunale, e una condanna a trent'anni. Durante tutto il processo a porte chiuse, che si è aperto lunedì, il giovane, studente liceale all'epoca senza precedenti penali, ha continuato a proclamare la sua innocenza. Secondo le parti civili, il perito psichiatrico ha evidenziato la mancanza di empatia e il narcisismo del giovane, ritratto contestato dalla difesa.
Shaïna, morta a 15 anni, era stata vittima due anni prima nella sua città di una violenza sessuale le cui immagini erano state trasmesse online, esponendola, secondo Me Negar Haeri, l'avvocato della sua famiglia, ad essere trattata «come una cosa». Altri quattro giovani sono stati condannati con il 1° giugno in appello per questi fatti con pene sospese che vanno da sei mesi a due anni di reclusione.
Secondo le indagini, Shaïna, descritta dalla madre come "simpatica e sorridente", era all'inizio di una gravidanza, che ha attribuito all'imputato. Quest'ultimo potrebbe essere stato mosso, secondo le parti civili, dal timore della reazione della sua famiglia alla notizia della gravidanza. «Era pronto a distruggere tutto per salvare la sua immagine», ha sentenziato venerdì l'avvocato generale.
Nessun commento:
Posta un commento