venerdì 22 novembre 2019

Mamme basta dire che non avete latte.E allattate fino a quando potete,perchè non è acqua


In un intervista a Gerardo Chirichiello,presidente dell'Associazione Italiana Consulenti


Professionali in Allattamento Materno ha affermato:"Il latte materno è importantissimo per il bambino,ma le mamme si convincono di non averne per la mancanza di supporto"

“Sempre più spesso arrivano da me donne allarmate che mi dicono: ‘Oggi mio figlio è stato tutto il giorno attaccato al seno, forse non ho più latte!’. È proprio il contrario. Mamme, smettete di dire che non avete il latte!”: a parlare è Gerardo Chirichiello, pediatra e neonatologo dall’esperienza decennale, oggi presidente dell’AICPAM, l’Associazione Italiana Consulenti Professionali in Allattamento Materno. È uno dei pochi professionisti (uomini) ad aver approfondito la sua conoscenza nel campo dell’allattamento: “Trascorrevo ore e ore con le neomamme in ospedale, poi passava l’infermiere di turno con la bottiglietta di latte artificiale – ha raccontato ad HuffPost -.Ho capito allora che dovevo rimettermi a studiare, tentare un nuovo approccio per far sì che le donne capissero davvero l’importanza dell’allattamento al seno”.


“Avrò abbastanza latte?”
Subito dopo il parto, la donna diventa fragile e dolorante, ma deve pensare a nutrire il suo bambino. Ma come fare? Spesso l’allattamento è un salto nel vuoto: non si sa come attaccare il bambino, ogni quanto allattarlo, come trattare il dolore ai capezzoli. Il dubbio più grande è spesso uno solo: avrò abbastanza latte? “Molte neomamme si convincono di non averne affatto  spiega Chirichiello. Ma la produzione di latte funziona secondo un principio molto preciso: più si allatta, più produrrà latte. Più il bambino viene attaccato ogni volta che mostra segnali di fame, più il seno provvederà a nutrirlo nel giusto modo e nelle giuste quantità. Quello che molte mamme faticano a capire è che tutte hanno il latte. Le donne sono mammiferi e come tali sono ‘progettate’ per allattare il proprio cucciolo. Nonostante ciò, negli studi e nelle varie inchieste, quando si chiede alle madri perché non abbiano allattato al seno, la risposta più comune è sempre la stessa: ‘Perché non avevo latte’. In realtà, c’è una percentuale bassissima, addirittura inferiore al 5%, di reale mancanza di latte: si tratta di situazioni anatomiche rarissime (un seno che non si è sviluppato adeguatamente in adolescenza, ad esempio) o di disturbi che colpiscono l’ipofisi. In tutte le altre situazioni, c’è spesso una mamma che viene lasciata sola, con dubbi irrisolti, non adeguatamente supportata dalle figure sanitarie di riferimento o dalla famiglia”.


Il nemico numero 1 del latte materno: la mancanza di supporto
Si getta la spugna, troppo presto. Ma non è colpa della mamma: “Il tasso di allattamento al seno è basso nei paesi occidentali per diversi fattori – afferma il pediatra Chirichiello-. C’è, ad esempio, una cultura dominante che vuole che la donna torni subito al lavoro. Quest’ultima, una volta tornata in ufficio, spesso non trova un ambiente adatto a proseguire l’allattamento: è costretta ad andare in gabinetto a tirarsi il latte ogni due o tre ore se vuole continuare ad allattare. Questo non è giusto, dovrebbero essere creati degli ambienti idonei. E dovrebbe essere garantito lo stipendio al 100% per almeno i primi sei mesi di vita del bambino, dato che l’Organizzazione mondiale della sanità consiglia l’allattamento esclusivo almeno fino al compimento del sesto mese. Un altro fattore che influisce è la spinta commerciale del latte artificiale, il cui acquisto viene suggerito dagli stessi pediatri e incoraggiato da pratiche scorrette. Ad esempio, non si potrebbe suggerire la marca della formula da comprare alle dimissioni dall’ospedale dopo il parto, eppure ciò accade sempre più spesso”.
Il vero problema, però, è la mancanza di supporto da parte del personale sanitario, dalle ostetriche al medico curante del piccolo. Non è raro che queste figure forniscano consigli sbagliati per mancanza di formazione e informazione: “Basti pensare che nel corso di studi in pediatria non c’è neanche un esame sull’allattamento – spiega il consulente -. L’allattamento materno è una vera e propria lacuna nella pediatria italiana. Così, mancando di formazione, si propina troppo facilmente la bottiglia di latte artificiale già nelle prime ore di vita, si passa poco tempo accanto alle mamme per aiutarle, si consiglia il ricorso all’aggiunta con troppa leggerezza. A quante madri in ospedale è stato insegnato come spremere il seno per evitare ingorghi o il corretto uso del tiralatte? In altre parti del mondo, anche più povere, viene insegnata la spremitura perché questa può servire, in assenza del tiralatte. In Italia, invece, si tende a pensare: ‘Non c’è problema, per ogni eventualità c’è l’artificiale’”.
I benefici del latte materno
L’artificiale viene troppo spesso visto come la panacea per ogni male. E si perdono così di vista i benefici impagabili dell’allattamento al seno. “Si ascoltano i racconti di altre madri che dicono: ‘Mio figlio ha bevuto l’artificiale ed è venuto su benissimo, è in salute, forte e intelligente’. Queste parole danno conforto e si prosegue con l’acquisto senza pensarci due volte. In verità, l’allattamento al seno porta con sé dei benefici senza paragoni”, afferma il dottor Chirichiello. “Prima di tutto, il latte materno è facilmente digeribile (e questo spiega perché i neonati allattati al seno abbiano bisogno di essere attaccati più spesso), riduce la possibilità di soffrire di coliche, è equilibrato dal punto di vista nutrizionale ed è ‘tagliato’ per i bisogni del bambino. Al contrario, il latte artificiale è più pesante da digerire, ha un contenuto proteico molto elevato, può portare ad una crescita troppo rapida e predisporre a tutte quelle malattie dovute ad una non corretta alimentazione come al diabete di tipo 2. Il latte materno poi rafforza il sistema immunitario, riduce il rischio di morti improvvise in culla, favorisce il corretto sviluppo della mandibola e della mascella (favorendo quindi una posizione ottimale dei denti e prevenendo i disturbi del linguaggio). Più di tutto, però, il latte materno è contatto, calore, affetto. Una mamma che allatta crea un legame profondo col proprio piccolo, è più sensibile ai suoi bisogni e questo influisce sul suo sviluppo emotivo a lungo termine: un neonato allattato al seno sarà un bambino più sicuro di se stesso, più autonomo, in un certo senso più facile da educare”.
I vantaggi dell’allattamento al seno non sono, però, solo per il bebé: anche la mamma ne beneficia. “Dopo il parto, allattare al seno favorisce il ritorno dell’utero alla posizione normale ed evita le perdite di sangue. A lungo termine, può ridurre il rischio di cancro al seno e all’ovaio e rafforzare le ossa”, spiega il pediatra. “L’allattamento non è più la scelta di una famiglia, ma può porsi come una questione sociale perché tutta la società può trarre vantaggio dall’allattamento al seno. Bambini che si ammalano meno si assenteranno meno da scuola così come i loro genitori si assenteranno meno dal lavoro, saranno adulti psicologicamente più stabili, predisposti meno a incorrere nelle malattie moderne. I vantaggi sono anche per l’ambiente e il portafogli: il latte materno è a costo zero e non comporta sprechi”. Una sfilza di benefici, dunque, che dovrebbero essere tenuti bene a mente qualora si dubiti del suo “potere magico”. O qualora si voglia difendere il latte materno di fronte a zie, nonne ed amiche, le “esperte” in allattamento.
Da “il latte diventa acqua” a “il bambino va allattato 10 minuti per seno”: le dicerie sull’allattamento
“Uno degli ostacoli che incontra chi allatta al seno è rappresentato dalla comunità, dall’ambiente circostante – spiega Chirichiello -. Mamma e papà sono molto sensibili nei primi giorni dopo la nascita del piccolo. Ci vorrebbe una squadra intorno a loro, qualcuno che li supporti psicologicamente e praticamente. Invece sono spesso travolti da una marea di parenti e amici: l’inferno che si scatena nelle prime settimane dopo il parto non è salutare, non c’è mai un attimo di pace, la madre e il bambino raramente riescono a ricavarsi dei momenti intimi. Nonne, zie e amiche spesso riportano la propria esperienza, danno consigli non richiesti, che contribuiscono ad aumentare ancora di più i dubbi delle mamme”.
Ci sono una serie di falsi miti intorno al latte materno: il fatto che per stimolare la produzione occorra bere il brodo, ad esempio. Oppure che, andando avanti col tempo, si trasformi in acqua: “Niente di più falso – spiega il consulente -. Il latte si modifica e si adatta alle esigenze del bambino. Basti pensare che intorno a due anni è una bomba per le sue difese immunitarie e lo protegge proprio dalle malattie che solitamente si prendono a quell’età”. Tra i consigli di zie ed amiche ci sono spesso quelli che remano contro l’allattamento a richiesta. Quest’ultimo prevede che il neonato venga attaccato al seno ogni volta che ne senta il bisogno, per fame o anche solo per coccole. “Lo schema che impone un orario, allattare ogni tre ore precise, dieci minuti da un lato e dieci minuti dall’altro, è anch’esso figlio di una mancanza di conoscenza – spiega il pediatra -. Quando il bambino è attaccato al seno beve, nell’arco dei primi dieci minuti, il latte più leggero. Se continua a ciucciare, invece, riuscirà ad assumere il giusto quantitativo di grassi. Inoltre è stando attaccato che stimola la produzione di latte”. “Sono questi consigli sbagliati che comportano la perdita del latte materno – conclude Chirichiello – con conseguenze in un certo senso disastrose per tutta la società”.

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