lunedì 30 dicembre 2019

Tutto quello che una mamma deve sapere sulla gravidanza



L'arrivo di un bebè è sempre un lieto evento,ma oltre a iniziare a preparare il corredino e altro è importante sapere tutti i diritti che spettano ai futuri genitori:
Ecco tutto ciò che spetta,dagli esami gratuiti,corsi,congedo dal lavoro e altro.


Informazioni generali sulla gravidanza


La gravidanza e il parto sono momenti cruciali nella vita di ogni famiglia, soprattutto se i genitori stanno affrontando la loro prima esperienza come mamma o papà. I dubbi e le domande sono molteplici e, proprio per questo, l’informazione e l’orientamento sono alcune delle attività più importanti che il Servizio sanitario nazionale fornisce ai cittadini. Le coppie che desiderano avere un figlio possono rivolgersi al proprio medico di base, a una ginecologa o a un Consultorio per avere informazioni su ogni aspetto del concepimento e della gravidanza, così come sui procedimenti a oggi disponibili di Procreazione Medicalmente Assistita.

A questo riguardo, il Ministero della salute ha creato un portale informativo dedicato alla salute della donna, con sezioni e approfondimenti dedicate in modo specifico alla salute preconcezionale, alla gravidanza, al parto e all’allattamento. L’assistenza non si limita di certo alla sola informazione: alle donne è offerta la possibilità di eseguire visite ed esami gratuiti in fase preconcezionale (al fine di evitare che si verifichino condizioni rischiose per il feto e per la mamma), durante tutta la gravidanza (per monitorare le condizioni della madre e del bambino) e nel periodo del puerperio (per ciò che concerne l’allattamento ed i diritti riconosciuti e garantiti per mamme e papà). 

Tutti gli esami per controllare la salute del bambino


Le coppie che desiderano avere un bambino e le donne in stato di gravidanza, hanno diritto a eseguire gratuitamente, cioè in esenzione dal pagamento del ticket, alcune prestazioni specialistiche e diagnostiche, utili per tutelare la loro salute e quella del nascituro. Per ottenere l’esenzione, è necessario che gli esami siano richiesti dal medico di base o da un ginecologo di una struttura pubblica e che sull’impegnativa sia correttamente indicato il codice di esenzione con la settimana di gestazione. Ecco l’elenco degli esami in esenzione, in relazione alla funzione e al periodo di gestazione.

Prima della gravidanza

Allo scopo di escludere la presenza di fattori che possano incidere negativamente sulla gravidanza, prima del concepimento possono essere eseguite alcune analisi in esenzione dal ticket. Queste prestazioni specialistiche a scopo preconcezionale, possono essere eseguite sia alla donna che all’uomo e, separatamente, comprendono una prima visita ginecologica, il Pap test se non ancora eseguito, e per entrambi gli esami del sangue volti a determinare il gruppo sanguigno, il fattore Rh e l’eventuale presenza di malattie infettive (come rosolia, sifilide, HIV). In più, nel caso in cui nella coppia si è già susseguito un certo numero di aborti (almeno due consecutivi) o si sono verificate pregresse patologie della gravidanza, è prevista in esenzione una visita specialistica genetica volta a prevenire o prevedere i possibili rischi che potrebbero incorrere durante la gravidanza. In funzione preconcezionale, oltre alle prestazioni citate, sono escluse dalla partecipazione al costo le diverse prestazioni specialistiche necessarie per accertare eventuali rischi procreativi correlati all’anamnesi riproduttiva o familiare della coppia.

In gravidanza


Gli accertamenti per il controllo della gravidanza, prescrivibili in regime di esenzione, sono suddivisi per ciascun periodo della gravidanza.
Per il primo trimestre, inteso come il periodo che intercorre tra la prima e la tredicesima settimana e sei giorni, sono offerte le seguenti prestazioni:
  • visita con ginecologa o ostetrica per pianificare l’assistenza alla gravidanza, per informare la donna circa l’assistenza e il sostegno durante tutto il periodo, spiegare quali cambiamenti fisiologici avverranno,  come gestire i sintomi più comuni e quali saranno gli esami proposti;
  • esami del sangue per entrambi i genitori, volti a determinare il gruppo sanguigno e il fattore Rh, l’eventuale presenza di anemia o di altre malattie fra cui quelle infettive (come toxoplasmosi, rosolia, sifilide, HIV e, in caso di fattori di rischio riconosciuti, clamidia, gonorrea e epatite C);
  • esame delle urine per verificare la funzionalità renale e urinocoltura per verificare la presenza di eventuali infezioni delle vie urinarie;
  • pap test, qualora non sia stato eseguito nei tre anni precedenti;
  • ecografia per datare la settimana gestazionale;
  • ecografia per lo studio della traslucenza nucale, da eseguirsi tra la 11esima e 13esima settimana e sei giorni, in combinazione al Duo test, cioè un’analisi del sangue per la misurazione della frazione libera della gonadotropina corionica umana HCG e della proteina plasmatica A associata alla gravidanza PAPP-A. Insieme, questi esami, prendono il nome di Test Combinato. Questi esami, valutati insieme all’età della madre e all’epoca gestazionale, hanno lo scopo di stimare la probabilità di anomalie cromosomiche del feto, come la trisomia 21, conosciuta come Sindrome di Down. Questo insieme di esami viene offerto insieme alla consulenza pre e post esame per valutare ed intrepretare correttamente l’esito, così come per valutare ulteriori strategie diagnostiche. 


Villocentesi e amniocentesi, esami diagnostici invasivi correlati ad alcuni rischi per il feto, sono offerte in esenzione solo per alcune categorie di soggetti. Per conoscerle vedi la Faqà “Condizioni per le quali è previsto l’accesso alla diagnosi prenatale invasiva”.

Per il secondo trimestre, cioè il periodo che intercorre tra la quattordicesima e la ventisettesima settimana e sei giorni, sono proposte le seguenti prestazioni:
  • visita medica o ostetrica in cui si commentano i risultati degli esami che sono stati eseguiti nel primo trimestre; nel caso in cui risultino delle anomalie o si rilevino fattori di rischio, sarà individuata una terapia o gli approfondimenti più opportuni. Ad esempio, può essere proposto un esame del sangue chiamato “curva del carico di glucosio” che serve a verificare la probabilità d’insorgenza di diabete durante la gravidanza;
  • tri-test, tra la quattordicesima e la diciottesima settimana e sei giorni. Questo test, che combina una serie di analisi del sangue (misurazione dei livelli di alfa-feto proteina AFP, estradiolo non-coniugato E3 e gonadotropina corionica umana) valutato insieme ad altri dati, come il Test Combinato, l’età della madre e l’epoca gestazionale, permettono di stimare il rischio di anomalie cromosomiche e difetti del tubo neurale. Anche questo esame richiede la consulenza di uno specialista per una corretta interpretazione;
  • se non si è immuni, è proposto un esame del sangue per verificare la presenza di malattie che potrebbero causare gravi danni se contratte durante la gravidanza (rosolia, toxoplasmosi);
  • ecografia ostetrica morfologica per la diagnosi di possibili anomalie del feto da eseguire fra la diciannovesima e la ventitreesima settimana e sei giorni;
  • valutazione dell’accrescimento del feto attraverso il calcolo della distanza del fondo uterino dalla sinfisi pubica;
  • esami del sangue ed esami delle urine;
  • informazioni riguardo la possibilità di frequentare corsi di accompagnamento alla nascita.

Per il terzo trimestre, individuato come il periodo che va dalla ventottesima settimana fino alla nascita del bimbo (intorno alla quarantesima settimana), sono previste:
  • visita ginecologica o ostetrica per commentare gli esiti degli esami che sono stati eseguiti nel trimestre precedente con un passaggio d’informazioni riguardanti i corsi di accompagnamento alla nascita (evento del parto, travaglio). Inoltre, se dagli esami eseguiti durante il primo trimestre risultano delle anomalie, sarà individuata una terapia;
  • ecografia, in caso di patologia fetale e/o degli annessi o materna;
  • valutazione dell’accrescimento fetale attraverso il calcolo della distanza del fondo uterino dalla sinfisi pubica;
  • esami del sangue per toxoplasmosi (se non si è immuni) e altre malattie infettive (epatite B, sifilide, HIV);
  • tampone vaginale per individuare la presenza di Streptococco (batterio innocuo per la mamma ma potenzialmente pericoloso per il nascituro nel caso in cui non venga effettuata la terapia antibiotica alla donna);
  • profilassi farmacologica (con somministrazione delle immunoglobuline Anti-D) alle donne con fattore Rh negativo alla gravidanza successiva alla prima.

Infine, oltre alle prestazioni qui descritte, sono escluse dalla partecipazione al costo le diverse prestazioni specialistiche necessarie per accertare le condizioni patologiche che comportino un rischio materno o fetale, così come in caso di minaccia di aborto sono escluse dai costi tutte le prestazioni volte a monitorare l’evolversi della gravidanza.
È inoltre compreso un colloquio psicologico qualora, durante le diverse visite specialistiche, emerga il sospetto di un disagio psicologico della donna.
Per chi volesse approfondire questi argomenti, vi consigliamo di visitare il sito SaPeriDoc che offre informazioni scientifiche affidabili inerenti l’intero percorso nascita e non solo: indicazioni sulla salute della donna in generale, gli screening previsti durante la gravidanza, quelli neonatali e tante altre informazioni sulla salute materno-infantile.

La diagnosi prenatale invasiva



Di seguito sono indicate le condizioni che prevedono l’accesso in esenzione a prestazioni maggiormente invasive come, ad esempio, villocentesi e amniocentesi.
Per indagini citogenetiche:
  • alta probabilità di trisomia 21 o di altre anomalie cromosomiche. Ogni Regione stabilisce in modo autonomo i metodi più indicati tra quelli basati sull’età materna in combinazione con altri parametri ecografici fetali e/o di laboratorio;
  • genitori con precedente figlio affetto da patologia cromosomica;
  • genitore portatore di riarrangiamento strutturale bilanciato dei cromosomi;
  • genitore con aneuploidia cromosomica omogenea o in mosaico;
  • gnomalie fetali/della gravidanza evidenziate mediante ecografia.
Per le indagini genetiche:
  • genitore eterozigote per una patologia/mutazione autosomica dominante;
  • genitori entrambi eterozigoti per mutazioni geniche correlate a patologie autosomiche recessive;
  • madre eterozigote per mutazioni recessive legate all’X;
  • madre portatrice di mutazione mitocondriale;
  • segni ecografici feto-annessiali indicativi di specifiche patologie genetiche;
  • altre condizioni di possibile rischio correlate alla storia familiare, da verificare in sede di consulenza genetica.

Per indagini infettivologiche:
  • condizione di rischio fetale determinato sulla base di una accertata infezione materna e/o di segni rilevati all’ecografia potenzialmente associati a patologie infettive.

I corsi di accompagnamento alla nascita


I corsi di accompagnamento alla nascita e il training prenatale rappresentano due importantimomenti di sostegno della donna/coppia che si appresta a ridisegnare la propria relazione affettiva e il nuovo ruolo genitoriale. I corsi sono aperti alle madri e ai padri.
Gli obiettivi dei corsi sono i seguenti:
  • accompagnare la coppia in un percorso di conoscenza della fisiologia della gravidanza, del parto e dell’allattamento;
  • fornire tecniche adeguate per controllare la paura e il dolore durante il travaglio, offrendo tutto il supporto necessario a vivere con serenità questo delicato momento della vita della donna e della coppia;
  • favorire l’attaccamento precoce mamma-bambino, nonché incoraggiare un’armonica relazione della coppia a fronte della gravidanza.
Il Consultorio Familiare, data l’interdisciplinarietà dell’equipe presente, attiva incontri rivolti alle coppie in attesa di un figlio con modalità che consentano l’interazione tra i partecipanti e i conduttori dei corsi, permettendo il confronto e lo scambio di informazioni sull’esperienza dell’attesa, del parto e il post-parto (metodo attivo-esperienziale).
Per avere informazioni riguardanti l’offerta dei corsi della propria azienda sanitaria territoriale, è possibile informarsi presso i consultori presenti sul territorio rintracciabili grazie a questa pagina del Ministero della Salute. Qualora non rientrasse nell'offerta di zona, consultare il proprio medico di base o il ginecologo che sta seguendo la gravidanza.

Cosa spetta alla donna lavoratrice durante la gravidanza


I diritti della donna in gravidanza sono garantiti dalla Legge 151 del 2001, che definisce i congedi, i riposi, i permessi connessi alla maternità e paternità di figli naturali, adottivi e in affidamento, nonché il sostegno economico alla maternità e alla paternità.
I futuri genitori hanno diritto a:
  • congedo di maternità, cioè l’astensione obbligatoria dal lavoro per la lavoratrice;
  • congedo di paternità, ovvero l’astensione dal lavoro del lavoratore, qualora non si fruisca del congedo di maternità;
  • congedo parentale, che consiste nell’astensione facoltativa della lavoratrice o del lavoratore;
  • congedo per malattia del figlio, cioè l’astensione facoltativa dal lavoro della lavoratrice o del lavoratore in dipendenza della malattia stessa;
  • permessi per allattamento.

Le lavoratrici non possono svolgere mansioni lavorative che comportino dei rischi: lavori di trasporto e sollevamento pesi, lavori pericolosi, faticosi, insalubri e quelli che comportano il rischio di esposizione ad agenti chimici e fisici (come indicato nell’allegato B della legge). Inoltre non possono essere esposte a radiazioni ionizzanti, sia durante la gravidanza sia durante l’allattamento. Pertanto, il datore di lavoro valuta tali rischi ai fini della sicurezza e della salute delle donne, (di cui all'allegato C) individuando le misure di prevenzione e protezione da adottare.
Alle lavoratrici saranno quindi riservate altre mansioni. Qualora non sia possibile, il servizio ispettivo del Ministero del lavoro può disporre l’interdizione da lavoro per tutto il periodo della gravidanza. Le donne, hanno perciò l’obbligo di comunicare al datore di lavoro il loro stato di gravidanza non appena questa viene accertata. Hanno diritto a permessi retribuiti per visite mediche o esami che devono essere eseguiti durante l’orario lavorativo presentando al datore di lavoro l’apposita documentazione e il giustificativo che attesti la data e l’orario dell’effettuazione degli esami.

Congedo di maternità


Le donne hanno l’obbligo di astenersi dal lavoro per i due mesi che precedono la data presunta del parto e i tre mesi che la seguono. Qualora il parto avvenga prima della data presunta, i giorni non goduti prima del parto saranno recuperati dopo, anche se il periodo superi complessivamente i cinque mesi. Nei casi in cui svolgano attività gravose o pregiudizievoli, le donne hanno l’obbligo di sospendere l’attività lavorativa tre mesi prima la data presunta del parto; e in caso di parto gemellare la durata del congedo di maternità non varia.
Se il medico del Servizio sanitario nazionale, o con esso convenzionato, e il medico competente ritengono che lavorare fino all’ottavo mese non rechi danno né alla donna né al nascituro, la donna potrà decidere di astenersi dal lavoro a partire dal mese precedente la data presunta del parto fino a 4 mesi dopo.
Laddove sia avvenuta un’interruzione spontanea o terapeutica della gravidanza successiva al 180° giorno dall'inizio della gestazione, nonché in caso di decesso del bambino alla nascita o durante il congedo di maternità, le lavoratrici hanno diritto ad astenersi dal lavoro per l'intero periodo di congedo di maternità; oppure possono riprendere in qualunque momento l'attività lavorativa con un preavviso di dieci giorni comunicato al datore di lavoro, a condizione che il medico specialista del Servizio sanitario nazionale - o con esso convenzionato - e il medico competente attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla loro salute.

In caso di gravi complicanze della gravidanza o di forme morbose che potrebbero essere aggravate da essa, quando le condizioni di lavoro vengano ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino,o quando la donna non può essere adibita ad altre mansioni, la Direzione territoriale del lavoro e l’ASL dispongono l'interdizione dal lavoro delle lavoratrici in stato di gravidanza fino al periodo di astensione per uno o più periodi, la cui durata sarà determinata dalla stessa Direzione territoriale del lavoro o dall’ASL. Il provvedimento sarà emanato entro sette giorni dalla ricezione della domanda da parte della lavoratrice.
Prima dell’inizio del congedo, la donna deve consegnare al datore di lavoro e all’INPS il certificato medico indicante la data presunta del parto; dev’essere inviato esclusivamente per via telematica direttamente dal medico del Servizio Sanitario Nazionale o con esso convenzionato.

Le lavoratrici hanno poi diritto a un’indennità giornaliera pari all’80% della retribuzione per tutto il periodo del congedo di maternità ma, durante tale periodo di tempo, non possono usufruire delle ferie.
Il congedo di maternità spetta per massimo cinque mesi anche alle lavoratrici che abbiano adottato un bambino:
  • in caso di adozione nazionale, la donna potrà usufruire del congedo durante i 5 mesi successivi all’ingresso del bambino in famiglia;
  • in caso di adozione internazionale, la lavoratrice può usufruire sia del congedo prima dell’ingresso del minore in Italia, sia durante il periodo di permanenza all’estero richiesto per l’incontro con il minore e gli adempimenti riguardanti la procedura adottiva. 

I congedi per i genitori lavoratori


Per ogni bambino, nei primi suoi dodici anni di vita, ciascun genitore ha diritto ad astenersi dal lavoro. 
Il genitore è tenuto a dare un preavviso di almeno 5 giorni al datore di lavoro.
I relativi congedi parentali dei genitori non possono complessivamente eccedere il limite di dieci mesi. Possono essere richiesti da:

  • la madre lavoratrice, trascorso il periodo di congedo di maternità, per un periodo continuativo o frazionato non superiore a sei mesi;
  • il padre lavoratore, dalla nascita del figlio, per un periodo continuativo o frazionato non superiore a sei mesi, elevabile a sette qualora il padre lavoratore eserciti il diritto di astenersi dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato non inferiore a tre mesi, il limite complessivo dei congedi parentali dei genitori è elevato a undici mesi.

Qualora vi sia un solo genitore, potrà essere richiesto per un periodo continuativo o frazionato non superiore a dieci mesi. Per ogni minore con handicap in situazione di gravità accertata la lavoratrice madre o, in alternativa, il lavoratore padre, hanno diritto, entro il compimento del dodicesimo anno di vita del bambino, al prolungamento del congedo parentale, fruibile in misura continuativa o frazionata, per un periodo massimo non superiore a tre anni, a condizione che il bambino non sia ricoverato a tempo pieno presso istituti specializzati, salvo che, in tal caso, sia richiesta dai sanitari la presenza del genitore. Per i genitori che usufruiscono del congedo parentale è prevista un'indennità pari al 30 per cento della retribuzione fino al sesto anno di vita del bambino, per un periodo massimo complessivo di sei mesi. Il congedo parentale spetta anche in caso di adozione nazionale, internazionale e affidamento e può essere fruito dai genitori adottivi e affidatari entro dodici anni dall’ingresso del minore in famiglia, e comunque non oltre il raggiungimento della maggiore età.

Riposi giornalieri


Il datore di lavoro deve consentire alle lavoratrici madri, durante il primo anno di vita del bambino, due periodi di riposo di un’ora ciascuno, anche cumulabili durante la giornata. Il riposo è uno solo quando l'orario giornaliero di lavoro è inferiore a sei ore. In caso di parto gemellare i periodi di riposo sono raddoppiati e ne può usufruire anche il padre. Entrambi i genitori, alternativamente, hanno diritto di astenersi dal lavoro per periodi corrispondenti alle malattie di ciascun figlio di età non superiore a tre anni. Hanno poi diritto ad astenersi dal lavoro, alternativamente, nel limite di cinque giorni lavorativi all'anno, per le malattie di ogni figlio di età compresa fra i tre e gli otto anni. Per i periodi di congedo per la malattia del figlio è dovuta la contribuzione figurativa fino al compimento del terzo anno di vita del bambino. Il congedo per malattia spetta anche in caso di adozione e affidamento.                             
È vietato destinare lavoro alle donne, dalle ore 24 alle ore 6, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino.Non sono obbligati a prestare lavoro notturno:
  • la lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o, in alternativa, il lavoratore padre convivente con la stessa;
  • la lavoratrice o il lavoratore che sia l'unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a dodici anni;
  • la lavoratrice madre adottiva o affidataria di un minore, nei primi tre anni dall'ingresso del minore in famiglia, e comunque non oltre il dodicesimo anno di età o, in alternativa ed alle stesse condizioni, il lavoratore padre adottivo o affidatario convivente con la stessa.

Il futuro papà ha diritti?


Il padre lavoratore ha diritto ad astenersi dal lavoro per tutta la durata del congedo di maternità o per la parte residua che sarebbe spettata alla lavoratrice, in caso di morte o di grave infermità della madre o di abbandono, nonché in caso di affidamento esclusivo del bambino al padre. Colui che intende avvalersi di questo diritto deve presentare al datore di lavoro la certificazione relativa alle condizioni ivi previste. Il papà ha diritto ai periodi di riposo:
  • nel caso in cui i figli siano affidati al solo padre;
  • in alternativa alla madre lavoratrice dipendente che non se ne avvalga;
  • nel caso in cui la madre non sia lavoratrice dipendente;
  • in caso di morte o di grave infermità della madre.

L'interruzione volontaria di gravidanza


In Italia l'Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) è regolamentata dalla Legge 194/78contenente le procedure che i servizi socio-sanitari del territorio devono seguire in caso di richiesta di IVG:
  • verifica delle possibili soluzioni dei problemi proposti
  • aiuto nella rimozione delle cause che porterebbero all’IVG
  • certificazione
  • invito a soprassedere per sette giorni in assenza di urgenza, sia entro che oltre i primi 90 giorni di gravidanza.

L’obiettivo della legge è la tutela della maternità e la prevenzione dell’aborto attraverso la rete dei consultori familiari nell’ambito delle politiche di tutela della salute delle donne. Inoltre afferma che l’IVG può essere richiesta:
  • entro i primi 90 giorni di gestazione se la  donna  accusi  circostanze per le quali la prosecuzione   della   gravidanza,   il   parto   o   la   maternità comporterebbero  un  serio  pericolo  per  la  sua  salute  fisica  o psichica;
  • dopo i primi 90 giorni, può essere praticata:
  1. quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna
  2. quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a importanti anomalie  o  malformazioni del nascituro, che determinino  un  grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Esistono due tecniche per eseguire una  IVG: il metodo farmacologico e quello chirurgico.
Il primo metodo è quello ad oggi più in uso, ma anche il secondo resta comunque molto praticato.
L'intervento può essere effettuato presso le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale e le strutture private convenzionate e autorizzate dalle regioni.
Per approfondire le caratteristiche di ciascun metodo, visitare SaPeRiDoc che offre informazioni scientifiche affidabili riguardanti le tecniche utilizzate.

I minori possono usufruire dell’Interruzione Volontaria di Gravidanza?

In Italia è possibile ricorrere all’Interruzione Volontaria di Gravidanza su richiesta della persona interessata, in regime di ricovero ordinario, nel rispetto della legge 194 del 1978. La norma regola anche altre condizioni come il caso delle ragazze minorenni (Articolo 12). Infatti, se la donna ha un’età inferiore ai 18 anni, è richiesto l’assenso di chi ne esercita la responsabilità genitoriale o la tutela. Tuttavia, se vi sono seri motivi che impediscono o anche solo sconsigliano la consultazione di coloro che esercitano la responsabilità genitoriale, oppure questi rifiutino il loro assenso o esprimano pareri tra loro difformi, il servizio o il medico di fiducia redige entro 7 giorni una relazione da inviare al Giudice Tutelare. Quest’ultimo entro 5 giorni, sentita la donna e le sue ragioni, può autorizzarla ad effettuare l’Interruzione Volontaria di Gravidanza secondo i metodi previsti dalle legge.

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