martedì 4 gennaio 2022

I neonati hanno bisogno di stare in braccio, ecco spiegato il motivo.




Sicuramente sarete stufe di sentirvi dire che non dovete prendere in braccio il bambino perché “altrimenti si abitua”.

Be’, sappiate che non c’è niente di più lontano dalla verità. I bambini hanno bisogno di stare in braccio. Continuate a leggere e vi chiariremo le ragioni una a una.


I bambini nascono per essere tenuti in braccio. Ancora oggi, in molte tribù le donne non concepiscono l’idea di stare separate dai loro figli e se li portano legati al corpo per tutto il giorno, anche mentre svolgono altre attività come per esempio lavorare nei campi.


Anche la nostra società la pensava così, fino a quando sono arrivati i passeggini e tutti gli altri marchingegni del mondo capitalista e consumista. I passeggini,  gli ovetti, le sdraiette e i seggioloni sono molto utili quando dobbiamo svolgere delle faccende. Però a volte se ne abusa. Infatti, limitano il contatto con il bambino e alla lunga offrono più problemi che altro.

I bambini attraversano una fase in cui il loro posto preferito sono le braccia della mamma. È una fase normale. E vivere questa fase nella maniera più naturale possibile ha degli enormi benefici sul loro sviluppo intellettivo e fisico, così come sulla sfera affettiva.

Il gesto spontaneo di tenere il bambino in braccio nasce dal nostro istinto naturale e materno. Tuttavia, ci sono sempre le nostre mamme e le nostre nonne a ripeterci che commettiamo un errore perché poi finisce che i bambini “si abituano a stare in braccio” e piangono solo ed esclusivamente per farsi prendere.


Be’, forse piangono perché hanno bisogno che voi, la loro mamma, li culliate, li baciate, li abbracciate… Che c’è di male in tutto questo? I bambini  che vengono tenuti in braccio sono bambini felici. O quantomeno, piangono meno, si lamentano meno, mangiano più facilmente poiché hanno accesso al seno, e dormono senza problemi.


In realtà, le braccia sono il loro posto naturale, quello in cui si sentono comodi e sicuri. Dopo essere stati nove mesi nella vostra pancia, hanno bisogno di starvi il più vicino possibile, perché si sono abituati a sentire il vostro cuore. Si sono abituati a udire il ritmo del vostro battito cardiaco. Per questo quando ve li avvicinate al cuore si rilassano. Perché sentono di nuovo quello che sentivano quando erano dentro di voi.


Fanno il loro ingresso in un mondo nuovo, non conoscono niente, devono abituarsi a ritmi nuovi, e per farlo hanno bisogno della mamma. Per i neonati, le braccia sono un bisogno affettivo, sono un abbraccio, sono amore, calore, carezze, sono la sicurezza nei momenti di crisi, sono baci. Insomma, sono il riposo. Nonché il modo migliore di rafforzare il legame tra madre e figlio.


Pelle a pelle

Il contatto pelle a pelle consiste nel collocare il neonato sul petto nudo della madre, subito dopo la nascita . È stato dimostrato scientificamente che il contatto pelle a pelle offre dei benefici importanti, sia a breve sia a lungo termine. 

Dopo la nascita, i bambini si trovano in uno stato particolare: sono svegli, attenti a quello che succede intorno a loro, con gli occhi aperti, hanno il senso dell’olfatto molto acuito e i riflessi attivi.

È fondamentale conoscere l’importanza di questo momento, che dura solo le prime due ore di vita del neonato perché poi subentra una fase di letargo.  Questo primo contatto in cui il bambino e sua madre si guardano, si toccano e si annusano è un’esperienza indimenticabile. L’odore della madre è molto importante per il bambino, che nei primi mesi di vita ancora non riesce a vedere bene e riconosce la mamma dall’odore e dalla voce.


In Italia questa procedura del “contatto pelle a pelle” è sempre più diffusa. Questa tecnica aiuta i neonati ad adattarsi alla vita extrauterina e allo stesso tempo a mantenere costante la propria temperatura corporea, poiché all’inizio hanno difficoltà a regolarla. 

Inoltre, diminuisce la durata dei pianti, potenzia il legame madre e figlio e facilita l’allattamento materno, poiché il bambino istintivamente cerca e trova il capezzolo. È così che comincia la prima poppata.


Vale a dire che, dal momento in cui il nostro bambino esce dall’utero, ha bisogno di stare tra le braccia della mamma per adattarsi al mondo.  

Anche il papà ha un ruolo importante. È vero che i papà si sentono più insicuri, soprattutto nel caso del primo figlio, ma se osservano come la madre culla, accarezza e tiene il piccolo – tutto quello che il bambino richiede – anche loro potranno offrirgli le proprie braccia.


Il beabywearing

Oggigiorno esistono sul mercato un sacco di portabebé che servono tenere i bambini in braccio e allo stesso tempo avere le mani libere. Anche per il papà sono molto utili.  Se non ha fame, il bambino che viene portato nel marsupio o nella fascia si addormenterà annusandovi, guardandovi e toccandovi, cosa che rafforzerà il vincolo emotivo che vi lega. E voi, nel frattempo, potrete svolgere altre faccende.


Il modello più semplice di questi portabebé è una lunga striscia di stoffa che si annoda in diversi modi. Esistono anche pezzi di tela che si annodano e si regolano con degli anelli permettendo alla mamma o al papà di portare il bambino come fosse a tracolla. Ci sono anche altri modelli a forma di zainetto che uniscono bellezza e comodità.  Un’altra opzione è il marsupio ergonomico che coniuga tutti i vantaggi offerti dal marsupio con le diverse posizioni offerte dalla fascia.


Inoltre, i benefici del babywearing sono dimostrati scientificamente:

  • Minore trauma dovuto al passaggio dalla vita intrauterina a quella extrauterina
  • Sincronizzazione con la madre
  • Favorisce l’avvio dell’allattamento materno
  • Stimola la digestione del bambino
  • Miglior riposo
  •  Sicurezza per la mamma
  • Permette di svolgere altre faccende
  • Favorisce un legame con il papà
  • Conseguenze del fatto di non prendere in braccio il vostro bambino abbastanza…

    Se lasciate piangere il bambino ogni volta che chiede di essere preso in braccio, contribuite a generare in vostro figlio:

    • Stress
    • Ansia
    • Insicurezza
    • Sfiducia
    • Mancanza di autostima, di fiducia in se stesso e di affetto
    • Individualismo
    • Solitudine



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