La Procura di Milano ha dato il nulla osta alla sepoltura di Diana, la bimba di quasi un anno e mezzo lasciata sola in casa per sei giorni dalla madre Alessia Pifferi, in carcere accusata di omicidio volontario pluriaggravato nelle indagini della Squadra mobile, coordinate dal pm Francesco De Tommasi.
L'atto della Procura, dopo l'autopsia che si è svolta ieri, consente di fissare e celebrare le esequie.
Intanto, per il primo agosto sono stati fissati gli accertamenti irripetibili sul contenuto del flaconcino di 'En' ritrovato nell'appartamento di via Parea, per verificare che si tratti davvero di benzodiazepine, e sul latte rimasto nel biberon ritrovato vicino a Diana per appurare se vi siano tracce del potente tranquillante, che la madre potrebbe averle fatto assumere. E per verificare, inoltre, se vi sia o meno il Dna della bimba sul beccuccio del biberon. Gli esiti completi degli esami autoptici, invece, dovrebbero essere a disposizione degli inquirenti nel giro di 60 giorni.
Gli investigatori, tra le varie testimonianze raccolte, hanno anche sentito l'uomo che avrebbe frequentato Pifferi tra marzo e aprile scorsi («non ricordo il suo nome», aveva detto lei) e lui ha riferito, in linea su questo punto con la versione della donna, che quella boccetta di En l'aveva lasciata lui a casa della 37enne.
Per lunedì prossimo, intanto, sono stati fissati gli accertamenti irripetibili della Polizia scientifica e a fine settembre dovrebbero arrivare gli esiti definitivi dell'autopsia, che comprendono anche gli esami tossicologici per accertare se la piccola abbia assunto le benzodiazepine. Intanto, continuano ad arrivare in Procura ogni giorno email di cittadini, soprattutto madri e padri, che raccontano di essere rimasti sconvolti dalla vicenda e che chiedono giustizia per Diana. Solo oggi ne sono arrivate già una ventina.
E se la difesa, coi legali Luca D'Auria e Solange Marchignoli, ha già nominato due esperti per una consulenza «neuroscientifica e psichiatrica» sulla donna, per la Procura, invece, non c'è necessità di analisi di questo genere, perché Pifferi sarebbe stata lucida nella sua volontà e ne ha spiegato anche le ragioni davanti al gip: per lei la figlia era un «peso» che la ostacolava nella vita e nel suo «futuro» con il compagno.
Alessia Pifferi è una donna «con gli occhi persi nel vuoto, che non ha consapevolezza di se stessa, di ciò che è accaduto, né delle conseguenze giuridiche», racconta il legale, precisando che la 37enne «non ha assunto psicofarmaci in carcere», dove «mangia, ma non dorme» e vive in isolamento, sorvegliata a vista. Gli avvocati sono convinti che Pifferi abbia «commesso un delitto senza coscienza» e per questo hanno chiesto una consulenza neuroscientifica sulla donna.
«Una persona che ti guarda, ma non ti vede. Con gli occhi persi nel vuoto». Così l'avvocato Solange Marchignoli, legale insieme al collega Luca D'Auria di Alessia Pifferi, descrive all'Adnkronos la sua assistita, che da giovedì scorso è in carcere a San Vittore, accusata dell'omicidio di sua figlia Diana, morta a un anno e mezzo, dopo essere stata abbandonata sola in casa dalla mamma per sei giorni. Pifferi «è talmente scollegata dalla realtà da voler andare al funerale figlia», riferisce l'avvocato, a cui la 37enne ha chiesto anche di telefonare a sua madre e al suo compagno, che però non si sono fatti trovare. «Ci soffre e non si capacita del fatto che possano abbandonarla», dice l'avvocato. Incredulità che Pifferi avrebbe dimostrato anche quando questa mattina a San Vittore i suoi difensori le hanno riferito dell'indignazione che la morte per stenti di Diana ha suscitato nell'opinione pubblica.
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