lunedì 4 settembre 2023

Giulia Tramontano, le ultime foto prima di essere uccisa da Impagnatiello: l'abbraccio con l'amante del compagno


 


È la foto che più colpisce. È l’immagine di un abbraccio tra due donne raggirate. 


C’è Giulia Tramontano, la 29enne incinta al settimo mese che quello stesso giorno, il 27 maggio, sarà uccisa a Senago dal suo compagno,  Alessandro Impagnatiello. E c’è «l’altra», la 23enne con cui il barman aveva una storia parallela. La foto cattura il momento di solidarietà tra le due donne al termine dell’incontro all’Armani Bamboo bar, in centro a Milano, che svelerà il castello di bugie di Impagnatiello. E che imprimerà un’accelerazione ai piani del killer.



Quel giorno Giulia è infuriata. È stata contattata dalla 23enne italoinglese, che frequenta da poco più di un anno il barman. Ha trovato il suo numero di cellulare e l’ha chiamata per un confronto verità tra tutti e tre. Impagnatiello le aveva giurato più volte che la relazione con Giulia era finita. Ma non è così. A quell’incontro pomeridiano, il barman però non si presenta. Lascia in fretta e furia il posto di lavoro, rifiutando di incontrarle insieme. Le due donne allora si confrontano: scoprono i tradimenti, le bugie e i raggiri di cui entrambe sono state vittime. E tra loro nasce una solidarietà che viene catturata alle 16.57 anche da una telecamera presente sul retro del locale, in via Giardini.



L’immagine è una delle fotografie contenute nel fascicolo d’indagine preparato dai carabinieri del nucleo investigativo e dalle pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella sull’omicidio di Giulia Tramontano. Al termine dell’incontro – sono le 18.20 – quella stessa telecamera intercetta Giulia mentre si allontana, per far ritorno a Senago. Poco dopo il suo rientro a casa, la 29enne sarà uccisa da quel compagno che già da tempo, spaventato per la gravidanza della compagna, inizia a cercare sul web: «ammoniaca feto»; e poi «veleno per topi»; e ancora «quanto veleno per topi necessario per uccidere una persona». Il killer reo confesso comprerà anche del cloroformio sotto falso nome, creandosi una falsa identità virtuale per farsi spedire la sostanza, che recupererà da un corriere. Un paio di settimane dopo sarà la 29enne a fare alcune ricerche sul web: «rimedi bruciore di stomaco» e, più avanti, si lamenta con i familiari di dormire male e di sentirsi come «drogata».


I frame presenti nel fascicolo – oltre all’immagine della bottiglietta di cloroformio sequestrata nella cantina di Impagnatiello –  documentano le ultime ore di Giulia. È sempre il 27 maggio, prima dell’incontro con «l’altra». Il timer in alto a destra segna le 16.20: la telecamera inquadra la via alle spalle della casa della coppia a Senago. E si vede Giulia che, accompagnata dai genitori di Impagnatiello, si dirige all’auto con cui i «suoceri» la accompagneranno al metrò che porterà all’incontro all’Armani hotel. 



Alle 19.06 c’è l’ultima immagine di Giulia viva: è sempre l’impianto di videosorveglianza dietro casa a riprenderla mentre fa rientro dopo essere scesa dall’auto dei genitori del barman che erano andati a prenderla.
Dalla visione dei filmati di una telecamera in via Liberazione, a Senago, spuntano infine due frame che mostrano la T-Roc bianca, l’auto del killer. Sono passate le 2.30 del 31 maggio: documentano il viaggio, andata e ritorno, di Impagnatiello per abbandonare i resti di Giulia e del bambino in un’intercapedine dietro una fila di garage in via Monte Rosa, a poco più di 500 metri da casa.

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