venerdì 1 dicembre 2023

Filippo Turetta, il papà: «Non ha ucciso a mano armata, è ancora un bambino: gli è saltato l'embolo»


 


Per il papà «è un ragazzo che comunque è un bambino, io non lo so, sono fragili. 



Anche io avevo le mie crisi ma questi ragazzi mi sembra che appena gli togli qualcosa crollano oppure fanno questi atti così violenti», dice Nicola Turetta, il papà del giovane di Vigonovo reo confesso dell'omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin.



Il padre di Turetta ancora non sa darsi una spiegazione di quanto accaduto resta convinto che il figlio abbia agito di impeto senza premeditare nulla. «Io fino all'ultimo ho pensato che volesse sequestrarla, rapirla per non darle la soddisfazione di laurearsi e dopo lasciarla. Purtroppo le cose sono peggiorate, forse voleva farle paura poi la cosa è precipitata e a lui è saltato l'embolo», ha dichiarato Nicola Turetta in una intervista a "Chi l'ha visto?" riferendosi alla laurea a cui Giulia era prossima, dopo aver consegnato anche l'elaborato al relatore.



Il padre di Turetta, che ancora non ha visto il figlio in carcere, parla di una possibile crisi psicologica di Filippo dopo essere stato lasciato da Giulia e ricostruisce un rapporto che, a suoi dire, non era patologico, contrariamente a quanto invece affermano i parenti di Giulia e gli amici dei lei che invece descrivono Filippo come ossessivo e geloso di tutti tanto da spingerla a lasciarlo. «Ci sono degli aspetti di questa tragedia che vanno visti in una chiave un po' diversa, cioè non è uno che ha ucciso a mano armata, non so. So che Giulia andava fuori con lui tranquillamente, fino a quel sabato so che non le ha toccato neanche un capello. Quindi lei era tranquilla quando usciva, lei non aveva questi timori. Non è una cosa razionale, una persona che ami, che porti a casa… un bene così non può sfociare in una tragedia del genere».



Ecco gli appunti letti all'interrogatorio In conclusione: «Non ci saremo mai immaginato questo. Ha ucciso il suo angelo praticamente, quella che lui amava. Questi ragazzi mi sembra che appena gli togli qualcosa crollano oppure fanno questi atti così violenti. Qui entriamo nel ramo della psicologia e io non lo so, bisognerebbe capire come aiutarli a uscire quando hanno queste cose».

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