giovedì 31 agosto 2023

Giulia Tramontano, esito choc dell'autopsia: «Impagnatiello tentava da mesi di avvelenare lei e il feto con topicida». Morta dissanguata


 


Da mesi, almeno da dicembre, Alessandro Impagnatiello stava tentando di avvelenare con del  topicida Giulia Tramontano, la compagna 29enne incinta di 7 mesi poi uccisa il 27 maggio con 37 coltellate e il cui corpo è stato ritrovato dopo quattro giorni gettato vicino a dei box a Senago (Milano).  



È quanto risulta dalla consulenza autoptica depositata oggi alla Procura di Milano che ha rivelato la presenza del veleno per topi sia nel «feto» che nel «sangue» della donna con un «incremento» della somministrazione«nell'ultimo mese e mezzo». Autopsia da cui emerge anche che Giulia, morta dissanguata, era ancora viva dopo ogni coltellata.



Giulia Tramontano non è morta dopo la prima coltellata, ma la lama del coltello da cucina impugnata dal compagno Alessandro Impagnatiello, attualmente detenuto a San Vittore, ha affondato per ben 37 volte sul suo colpo prima che la giovane morisse dissanguata.



È un elemento che emerge dalla relazione dei medici legali che hanno effettuato l'autopsia sul corpo della giovane,incinta al settimo mese, morta tra il 27 e il 28 maggio scorso nella sua abitazione a Senago, alle porte di Milano. È morto di conseguenza anche il piccolo Thiago che la 29enne portava in grembo. Un elemento che rende il delitto ancora più atroce e che potrebbe tradursi,in aula, nell'aggravante della crudeltà, contestata dalla procura fin dal primo istante ma rigettato dal gip Laura Minerva.



«Quanto veleno per topi è necessario per uccidere una persona». È il testo di una ricerca online effettuata lo scorso gennaio da Impagnatiello. Quella e altre ricerche online sono contenute in un'informativa dei carabinieri. La relazione autoptica, depositata oggi ai pm, ha confermato la presenza del topicida, il«bromadiolone», nel feto e nel sangue della donna. Già a dicembre, tra l'altro, stando all'informativa degli investigatori, Impagnatiello cercava online il motivo per cui il veleno non stesse facendo effetto, quanto tempo ci voleva perché agisse, salvo scoprire, poi, che perdeva potenza se somministrato con «bevande calde».



E la giovane scriveva, sempre già a dicembre,in alcune chat con un'amica: «mi sento una pezza, ho troppo bruciore di stomaco (...) lo stomaco mi uccide (...) mi sento drogata».

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